I merletti del Monastero delle Orsoline di Gorizia: campioni

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I merletti del Monastero delle Orsoline di Gorizia: campioni e cartoni ai Musei Provinciali

“Merletti e trina, saggi eseguiti nel convento delle R.R. M.M. Orsoline in Gorizia dal secolo XVII al 1830, totale pezzi differenti: quattrocentocinquantadue. Museo civico. Acquisto nel convento delle Orsoline in Gorizia”. Con questa nota, nell’inventario dell’allora Museo Provinciale di Gorizia, il suo primo direttore, Giovanni Cossar (Gorizia, 1873-1927), registrava l’antico campionario della Casa religiosa, ceduto assieme ai cartoni preparatori: “Disegni a matita, penna e bucati sopra carta per ricopiare disegni di merletti, trina e ricamo, totale 136 pezzi”.  
Nel museo, sito nel Palazzo comunale vecchio, al civico 7 di via Municipio (oggi via Mazzini) e inaugurato alla fine di ottobre 1912, Cossar aveva radunato rari oggetti di carattere storico e artistico locale da lui raccolti nel tempo. La collezione di merletti, comprata in un momento imprecisato avanti il 20 ottobre 1912, per seicento corone, con il concorso dell’imperiale regia Commissione per la conservazione dei monumenti dell’allora città asburgica, conta oggi circa trecento esemplari, una quindicina di cartoni e due campionari cartacei, di cui uno corredato dal prezzario.

Il monastero era stato fondato nel 1672 dal nunzio apostolico a Vienna, quale filiazione di quello viennese, al quale le sorelle Bonsi avevano offerto l’anno prima una dimora già donata loro dalle sorelle Lantieri con un vincolo di destinazione a uso di un costituendo “pio luogo” della Compagnia di Sant’Orsola. Da una prima sede, forse nei pressi del convento di Santa Chiara, le monache, un nucleo di sei consorelle di origine fiamminga e austriaca, giunte da Vienna in aprile, si erano trasferite in agosto nella nuova casa, fra le odierne via delle Monache e via Morelli, casa che, ampliata a più riprese, sarebbe stata la loro dimora fino agli anni Venti del Novecento. Donazioni e beni dotali delle monache, scelte solo fra i ranghi dell’aristocrazia fino all’Ottocento, garantiranno un patrimonio fondiario ampliato, nel tempo, tramite permute e acquisizioni. 
Nondimeno, in conformità alle finalità dell’Ordine, fondato da sant’Angela Merici a Brescia nel 1535 con carattere di impegno sociale ed ecclesiale, mantenuto anche dopo la trasformazione della regola originaria in regola claustrale al principio del Seicento, le Orsoline di Gorizia si dedicarono fin dagli inizi all’educazione delle fanciulle, istituendo un educandato per convittrici paganti, e una “scuola esterna” gratuita – nei documenti “scuola di fuori”, perché destinata alle esterne e allestita all’esterno, sotto il portico o in cortile – in cui insegnavano “la pietà e i lavori”. 
La lavorazione di merletti, paramenti ricamati, fiori finti, reliquiari guarniti e tappezzerie di lana, ma anche la tessitura, della seta in particolare, la preparazione di dolci e la confezione di calzoleria e corredi, era promossa non tanto o non solo per la vendita dei prodotti, quanto per l’esercizio della disciplina della mente attraverso quella dei gesti, e l’approdo, nel silenzio, alla preghiera.

Il campionario dei merletti oggi ai Musei Provinciali fu prodotto in buona sostanza fra le mura del monastero nel corso del XVIII secolo, benché includa esemplari riferibili al tardo XVII secolo e al XIX secolo, mentre rimane aperta, per ora, la questione se vi siano compresi manufatti fiamminghi. 
L’intera produzione di merletti in filo di lino giunta sino a noi risponde a due tipologie principali: il tipo a fuselli a fili continui con motivi e fondo – trine sottili, di ridotte dimensioni, lavorate a disegni minuti, i cui maggiori centri di produzione, dal secondo quarto del Seicento al secolo successivo saranno le Fiandre e l’Europa settentrionale, da Valenciennes ad Anversa, e il tipo a nastrino continuo con fondo a maglie: guarnizioni lavorate con motivi a meandro, vistosi e stilizzati, impiegate in maniera privilegiata per polsi da camice ecclesiastico, la cui produzione era appannaggio riconosciuto di centri quali Milano, Venezia e la costa dalmata. 
La maggior parte dei manufatti già nel monastero goriziano è considerata alla stregua di campioni – per la vendita, l’esercitazione o come modelli – lavorati dalle monache o dalle allieve; pochi sembrano piuttosto ritagli di bordi a metraggio; un piccolo nucleo, in filo di seta, mostra una lavorazione finissima e rarefatta, la cosiddetta “blonda”, in voga dalla metà del Settecento, i cui cartoni recano disegni semplificati, a foratura rada, particolarmente riconoscibili.

In generale, le Orsoline introdussero in città – negli anni dell’espansione asburgica sul territorio e dello sviluppo di Gorizia in senso mercantile e artigianale – una lavorazione, quella delle trine, che troverà rilevanza produttiva e stilistica anche nei secoli successivi, fino alle reviviscenze di primo Novecento, che, sulla falsariga di movimenti simili ad Arts & Crafts e Wiener Werkstetter, porteranno alla creazione di corsi da cui discende anche l’attuale Fondazione Scuola Merletti di Gorizia. 
Diversamente dal merletto a fuselli a nastrino continuo, poi diffusamente praticato in territorio goriziano, il complesso e minuzioso merletto a fuselli a fili continui, di tradizione nordica, sarà destinato a restare una lavorazione praticata solo all’interno del monastero, senza che di questo tipo particolare si potesse impiantare una tradizione locale: esso rappresenta la maggior parte della produzione monastica pervenuta dalle Orsoline, e contribuisce ad arricchire il Museo della moda e delle arti applicate, nell’ambito dei Musei Provinciali di Gorizia, di una delle principali raccolte dell’arte merlettiera conservate in Italia.

 

Per approfondire:

  • C. Medeot, Le Orsoline a Gorizia, 1672-1972, Gorizia 1972
  • L. Spangher, Giovanni Cossar, in «Sot la Nape», XXIX, 1977, 3-4, pp. 99-101
  • Il monastero di Sant’Orsola a Gorizia. Trecento anni di storia e arte, a cura di L. Geroni, Cinisello Balsamo, 2001
  • Merletto a fuselli. Note di storia e materiali d’archivio, a cura di L. Pillon, 2 voll., Mariano del Friuli, 2002-2004
  • I merletti del monastero di Sant’Orsola nelle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia, a cura di T. Schoenholzer Nichols, R. Sgubin, Gorizia, 2011